LA MEDICINA ROMANA (VIII secolo a.C. - V/VI secolo d.C.)

La medicina romana delle origini era strettamente collegata - prima ancora che a quella greca - alle pratiche mediche di altri popoli latini, nonché alla medicina magica etrusca. Basti pensare che inizialmente a Roma la medicina "si imparava a casa", e che le conoscenze in merito venivano tramandate di padre in figlio: per queste ragioni, non esistevano medici professionisti e tutti, di conseguenza, potevano praticarla secondo le proprie esperienze e conoscenze.
Solo dopo la promulgazione di una legge ad hoc ad opera di Giulio Cesare nacquero le prime scuole di specializzazione medica, al cui interno - oltre allo studio dei libri - i giovani aspiranti medici venivano istruiti anche a livello pratico, con un maestro spesso impegnato a portare con sé gli alunni nelle visite dei pazienti.

IL QUADRO STORICO

All'interno delle prime scuole latine di medicina l’insegnamento era a carattere privato: agli studenti, insomma, non veniva rilasciato nessun diploma o attestato di frequenza, cosa che di fatto causava anche l'assenza di controlli relativi alla preparazione dei medici e, di conseguenza, il proliferare a Roma anche dei cosiddetti "ciarlatani".

I primi testi medici latini erano rigorosamente scritti in greco, dal momento che proprio gli ellenici - compatrioti di Ippocrate, padre della medicina occidentale - erano considerati i principali esperti in questo campo: essendo, però, molto costosi, essi non erano di facile reperimento.
Inizialmente inoltre non esisteva alcuna specializzazione, dunque si aveva solo medici "generici": con il passare del tempo, però, cominciarono a prendere piede anche professionisti specializzati nei singoli ambiti di competenza, cosa che di fatto diede a tutti la possibilità di avere cure mirate e specifiche per i vari disturbi. Non va poi dimenticato che spesso i medici solevano curare molti pazienti si servivano anche dell'ausilio di alcuni assistenti.

Con la caduta dell’Impero romano d'Occidente, però, decadde anche la medicina latina. Già all'inizio del Medioevo, infatti, il panorama iniziò ad essere caratterizzato da importanti epidemie, tutte caratterizzate da centinaia di migliaia di vittime. Con la diffusione del Cristianesimo, inoltre, anche il celebre culto di Asclepio finì per essere sostituito da quello di Gesù Cristo, medico dell’anima e del corpo per definizione.
In tutto ciò, la medicina religioso-cristiana arrivò - oltre che a prediligere il culto dello spirito alla cura del corpo - anche a combattere le formule magiche per promuovere, in loro sostituzioni, le preghiere, l’imposizione delle mani e le unzioni con olio santo: in uno scenario come quello appena descritto, dunque, non è difficile capire che gli studi e le ricerche scientifiche abbiano finito per essere alla fine considerati inutili.

La farmacologia

Per quel che concerne i farmaci utilizzati, oggi sappiamo che le sostanze maggiormente utilizzate ai tempi da medici e farmacisti - nonché le più semplici - avevano di norma origine vegetale: già allora, infatti, venivano estratte le sostanze necessarie dalle cosiddette piante officinali, delle quali venivano adoperate le radici, i fiori o quant'altro, il tutto in base alla malattia da curare. Dal momento che però non di rado la ricerca di determinate erbe piuttosto rare richiedeva molto tempo, alcuni specialisti erano soliti viaggiare molto: esponente di spicco di questa categoria fu il medico greco naturalizzato latino Galeno (129-201 d.C. circa), annoverato tra i principali medici dell’antichità. Alle sostanze di natura vegetale si affiancavano poi quelle di origine animale - come il grasso d’oca o le corna di cervo - e i minerali quali argille et similia.
Non era strano però che - soprattutto a causa di una conoscenza ancora abbastanza limitata delle malattie - alcuni medicamenti non solo non fossero efficaci, ma anzi si rivelassero addirittura del tutto inutili o addirittura dannosi: per queste ragioni, spesso - oltre ai medicinali - i medici e i farmacisti si trovavano ancora a ricorrere anche alla magia e a pratiche superstiziose.

Come abbiamo accennato poc'anzi, inizialmente i primi farmaci realizzati a Roma venivano generalmente prodotti dai medici con l’aiuto dei loro assistenti: solo a partire dal II secolo a.C. infatti si iniziò a parlare di apoteche (dal greco ἀποϑήκη, da leggersi "apothéche" e che letteralmente significa "bottega"), vale a dire delle prime vere e proprie farmacie romane, all'interno delle quali le materie prime venivano effettivamente trasformate in medicinali.

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